L’altro giorno stavo facendo giardinaggio, e pensavo che, se c'è una cosa che odio fare con tutto il mio cuore è il giardinaggio.
L'ho sempre odiato, forse perché, fin da piccolo, d’estate, a casa mia sono stato abituato (per prendere quella maledetta mancia), a svegliarmi col fresco e tagliare l'erba del giardino. E qui si pongono due fondamentali problemi:
1) Svegliarsi col fresco = 6.00 a.m.
2) Il giardino dei miei consiste in una INFINITA'DI METRI DI ERBA.
E' forse per questo che ho deciso di avere un appartamento senza l'accenno di vegetazione? Probabile.
Rimane il fatto che se si parla di fiori o di piante, il mio livello di interesse è un diagramma piatto che non accenna a rialzarsi neanche per sbaglio.
Non proverò mai gioia nel vedere una pianta sopravvissuta con me qualche settimana, mi dispiace.
Però ci sono cose basilari che so fare: tagliare l'erba, togliere le erbacce, vangare la terra, seminare le piante ecc.
Perché sono stato, volente o nolente, forzato a fare questo. Vi parlavo prima della mancia, ma forse, in realtà, è stato tutto un sapiente autoconvincimento: non volevo deludere nessuno.
E solo ora mi rendo conto che non è stato del tutto uno spreco di tempo.
Molta fatica sì, ma non tempo sprecato. Oltre alla mancia (e all’approvazione di chi di dovere), ho portato a casa delle conoscenze che ancora ora ho archiviate da qualche parte nel cervello.
Ho mai usato queste competenze pratiche? Se vi dicessi di no, starei mentendo.
Sono stato contento di averle apprese? No. Ma starei dicendo una bugia se dicessi che ci sono stati casi in cui non ho sfruttato queste cose imparate controvoglia.
Faccio un altro esempio.
Lavoro nel marketing, e mi piacerebbe che il mio lavoro fosse solo andare dall'agenzia a dire: “WOW VOGLIO UN CONTENUTO IN TREND CHE MI FACCIA FARE 10000000 FOLLOWER”.
Anzi, chiedo scusa a chi mi ha come cliente perché a volte arrivo con delle richieste senza senso.
Tornando al mio lavoro. Per quanto mi faccia fare facce schifate devo anche maneggiare numeri, fare report… quelle cose che si sentono solo nei film americani. Quindi: fare calcoli, usare Excel, analizzare quote, rotazioni, vendite ecc. E questo non mi sarebbe possibile.. se non avessi una laurea in Ingegneria Informatica.
Esatto, ho fatto il triennio al Politecnico. E ora posso dirlo con tranquillità: se non fosse stato per i miei amici, sarebbe stato un inferno. Lo è stato per me, perché non c’entravo niente con quella facoltà. Ma è stato divertente in certi momenti.
Quei maledetti esami di Analisi 1 e 2, alla fin fine, a qualcosa sono serviti.
Ok, non uso le derivate e non faccio integrali, ma capire i numeri e dare un senso alle formule mi permette di capire meglio di cosa sto parlando.
Ora vi chiederete.
Tommaso, ma dove vuoi arrivare?
L'ho presa un po' larga, ma ora ci arrivo.
Credo che imparare cose anche se mentre le stai imparando non sai bene perché le stai imparando, e metterle da parte, sia estremamente utile.
Accumulare informazioni. Sapere un po' di tutto. Saper fare un po' di tutto.
È un modo intelligente per stare al mondo.
Banalmente, anche solo per sembrare la persona più interessante nelle conversazioni. Ok, questo è fin troppo presuntuoso da parte mia, ma è vero!
Avere stralci di informazioni ti permette di stare a galla in qualsiasi momento.
Ed è proprio questo il punto: stare a galla ogni giorno, in un mondo che ci richiede fin troppa energia, che ci dice se non siamo il prossimo Michael Phelps allora tanto valeva non portare nemmeno il costume.
Che poi, questa cosa, la facciamo da sempre. Fin da quando veniamo al mondo, iniziamo ad accumulare conoscenze. Respirare, mangiare, parlare, camminare, è già lì ci stiamo allenando per vivere.
Ma se ci pensate bene, iniziamo anche ad imparare un sacco di cose che con la sopravvivenza hanno ben poco a che vedere: colorare all’interno dei bordi, memorizzare una lista infinita di nomi di calciatori e Pokémon, andare in bicicletta, suonare uno strumento ecc. E questo processo continua. Ancora e ancora e ancora. Perché?
Perché non abbiamo un solo obiettivo chiaro in testa, ma ne abbiamo tanti.
E questa capacità di avere una mente malleabile e piena di informazioni ci permette di diventare quello che vogliamo.
Prendere, mettere da parte mattoni che possiamo usare più avanti, è la più grande fortuna che abbiamo.
Non voglio farvi una filippica scollegata dalla realtà in cui vi dico che potete essere quello che volete. Piaccia o no, quello che abbiamo intorno, dove nasciamo, chi siamo e con chi veniamo in contatto, sono cose che non possiamo escludere.
Non possiamo tapparci gli occhi e far finta che il mondo non ci condizioni.
Ma abbiamo la fortuna di poter prendere quegli strani pezzi dal fondo della mente, che non si sa bene perché avevamo raccolto e messo lì, e usarli per costruire una barca abbastanza solida che ci possa traghettare tra un momento della vita ed un altro.
Che si abbia un’isola dove vogliamo arrivare, che si voglia navigare a vista senza una meta precisa.
Tornando un attimo indietro… anche io ho quei momenti in cui mi fisso su un argomento E VOGLIO DIVENTARNE PADRONE AL 100% O MI SENTO UN FALLITO.
Tutta colpa di quella logica che permea la nostra vita fin da piccoli e che ci fotte irrimediabilmente: “devi saper fare tutto al meglio, o è inutile.”
Bisogna primeggiare, avere ottimi voti, o non sei un bravo bambino.
Bisogna primeggiare perché non è accettabile essere secondi o semplicemente non essere portati per qualcosa.
E quindi: “vaffanculo, altro tempo sprecato”, senza accorgerti che invece qualcosa rimane attaccato.
Ed è questa la fortuna: che un giorno, più avanti, magari potremo riprendere, rispolverare quei fascicoli, che magari ci serviranno.
Ma voglio tornare a quello che stavo dicendo prima perché abbiamo una prima risposta sotto ai nostri occhi, sul perché imparare cose è importante.
Se notate imparare è una forma di cura verso noi stessi. Esatto, perché non sappiamo mai cosa può succedere nella vita, o quali qualità o conoscenze ci serviranno.
Mi sono accorto, tra le erbacce del giardino, le derivate e quel libro letto controvoglia, che imparo per essere indipendente, per cavarmela in situazioni avverse, per potermi prendere cura di me stesso.
Quindi: non serve che quello che impariamo ci entusiasmi, o che ci porti delle immediate soddisfazioni.
A volte imparare serve solo a non sprofondare, a non bloccarci, ad avere alternativa al mollare ogni volta che qualcosa si crepa o non va come ci aspettavamo.
Imparare serve, forse alla fine, solo ad imparare.
Perché vivere richiede una discreta quantità di manutenzione.
L’altro giorno, mentre strappavo erbacce, ho iniziato a vedere in queste micro-competenze qualcosa di diverso. Qualcosa che non avevo mai notato prima. Qualcosa che era offuscato forse dal fatto che ero troppo concentrato sull’obiettivo da raggiungere, che prima era la mancia e oggi si può nascondere dietro altri mille nomi diversi. O tipo che ero troppo impegnato ad essere il primo del corso di nuoto per accorgermi che tutto sommato il fondale del mare è stupendo.
Ho cominciato a vedere in tutto questo una forma concreta di resistenza.
Una lista di “so fare” che non mi rende speciale, ma mi fa sentire meno in balia di tutto. Ok, forse anche un po' speciale.
Il trucco sta è vedere, in quelle piccole cose che hai imparato senza volere e che magari ti hanno fatto pure schifo, degli strumenti che possono salvarti la giornata.
Cucinarti qualcosa di buono.
Aggiustare un buco nei pantaloni.
Cambiare una lampadina senza rimanerci.
Leggere il cedolino senza piangere.
La morale della favola è: impara a fare tante cose inutili.
Un giorno, quando sarai una persona più adulta di ora, vedrai che ti torneranno utili.
E potresti pure insegnarle a qualcuno.
Anche questo è un piccolo atto d’amore.
A presto,
Tommaso
P.S. Se anche tu finisci a fare lavori di casa che odi perché il senso di colpa di divora, ti mando un abbraccio un più.